giovedì 8 febbraio 2018

orrori che mai più dovranno accadere

l'agente Luigi Bruno

Sabato 10 febbraio 2018 parteciperemo alle cerimonie per ricordare le vittime delle Foibe.
La prima cerimonia a Monza è prevista alle ore 11 in Via Martiri delle Foibe, all'angolo con Viale Elvezia. 
La seconda cerimonia si terrà alle ore 18 presso il Duomo di Monza.


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La data del 10 febbraio è stata scelta per ricordare la firma del Trattato di Pace del 1947, in conseguenza del quale l’Italia dovette cedere alla Jugoslavia di Tito la città di Fiume, il territorio di Zara, le isole di Lagosta e Pelagosa, gran parte dell'Istria, del Carso triestino e goriziano, e l'alta valle dell'Isonzo.

Generalmente si usa il termine “foibe” per intendere le violenze di massa a danni di militari e civili, in larga prevalenza italiani, scatenatasi nell’autunno del 1943 e nella primavera del 1945 in diverse aree della Venezia Giulia e che nel loro insieme causarono la morte di circa 11mila italiani.  Secondo le ultime indagini storiche, per la maggior parte morti in altre circostanze di rappresaglie e pulizia etnica, poi i cadaveri vennero gettati nelle foibe.



La memoria delle vittime delle foibe e degli italiani costretti all'esodo dalle ex province italiane della Venezia Giulia, dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia è un tema che ancora divide. Eppure quelle persone meritano, esigono di essere ricordate.

Per correttezza dobbiamo ricordare inoltre che le voragini delle foibe vennero utilizzate fin dalla prima guerra mondiale per disfarsi di vittime di ogni genere, da parte di carnefici di varie etnie e colore politico.
Mai dobbiamo piegarci davanti al terrore e sempre dobbiamo combattere con coraggio contro ogni ingiustizia.


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Documentario dell'Istituto Luce del 1946 che mostra la Polizia Scientifica in azione:



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La storia di Luigi Bruno, torturato e ucciso dopo aver obbedito agli ordini di consegnare le armi allo straniero

"Tra le migliaia di vittime delle foibe ci sono anche loro, 89 guardie di pubblica sicurezza della questura di Fiume uccise dopo l'invasione della città da parte delle milizie di Tito. Lo stesso tragico destino toccato a circa 90 poliziotti di Gorizia e 150 agenti di stanza a Trieste. Tutti accusati dello stesso identico 'crimine': essere italiani."  (...)
Il 5 maggio 1945 l'agente Luigi Bruno, si recò di spontanea volontà alla questura di Fiume per consegnare le armi, così come ordinato dai comunisti jugoslavi. Sua figlia Anna aveva appena 7 anni. "Ricordo mia madre pregarlo di non andare, come se presagisse qualcosa di terribile".


articolo completo su: www.ilgiornale.it

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