giovedì 12 gennaio 2017

terrorista e famiglia alloggiati gratis per 3 anni


L'hanno chiamata operazione “Black Flag”, bandiera nera, richiamandosi a quelle che sventolano nei territori del califfato. Siamo però  nel Lazio, dove la Digos guidata dal vicequestore Mauro Fabozzi ha messo a segno una serie di perquisizioni in tutta la regione e arrestato Saber Hmidi, tunisino di 34 anni, sospettato di reclutare aspiranti jihadisti in carcere e di essere affiliato ad Ansar Al-Sharia, organizzazione legata ad al Qaida e all’Isis. Alle indagini hanno contribuito gli uomini del NIC (Nucleo Investigativo
Centrale della Polizia Penitenziaria).
 
Nella sua casa a Roma, nel 2014, quando fu arrestato durante un controllo, vennero trovati 30 cellulari, 10 computer e il vessillo nero. Girava in auto per Roma con il gagliardetto dell’Isis attaccato allo specchietto retrovisore e commetteva rapine.


Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, Hmidi istigava alla discriminazione religiosa in carcere nei confronti dei cristiani, presi di mira con pestaggi e spedizioni punitive. Non solo. Il tunisino, infatti, in carcere faceva soprattutto proselitismo. Per chi indaga, nei periodi di detenzione in sei carceri italiane il tunisino avrebbe “reclutato adepti da inviare, alla loro scarcerazione, nei teatri di combattimento per il compimento di atti terroristici”. 


Nel 2014 in località Morena (vicino all'aeroporto di Ciampino) tentò di sparare a un poliziotto: quando gli agenti intimarono alla coppia di scendere, Hmidi afferrò una pistola Browning e scarrellò pronto a sparare alla testa di un poliziotto, fortunatamente l’arma si inceppò.
La moglie, italiana convertita all’islam, aveva fatto la domanda accolta dal Comune, che aveva poi assegnato alla famiglia uno dei bungalow della Eriches 29, una delle cooperative di Salvatore Buzzi.  Soggiorno durato almeno tre anni, gratis per il presunto terrorista, ma solo perché pagato (oltre 1.200 euro al mese) dal comune di Roma.


vedi anche articolo su: corriere.it



Sotto: i volti di Saber Hmidi e di altri detenuti islamici che fanno proselitismo nelle nostre carceri.


Ad oggi sono 148 i detenuti stranieri che si auto-attribuiscono il ruolo di "imam" nelle carceri italiane, stanno facendo proseliti non solo con detenuti di origine musulmana.

1 commento:

  1. Sua moglie italiana si è convertita all'Islam, allora dovrebbero andarsene entrambi in un paese islamico.

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