lunedì 20 febbraio 2017

inchiesta Hydra, 171 indagati


Monza, 20 febbraio 2017 - Un primo risultato dell'inchiesta "Hydra" della procura di Monza sono 171 persone indagate e undici i destinatari di misure cautelari.
Si tratta di membri di presunta associazione che secondo le indagini favoriva l'immigrazione clandestina e la permanenza illegale in Italia tramite la creazione di documentazione falsa da presentare per l'istanza del permesso di soggiorno.
Gli investigatori della Polizia di Monza, guidati dal vice-questore Angelo Re, hanno individuato un commercialista brianzolo, Mauro Dante U., i titolari di aziende fittizie nelle quali assumere i cittadini stranieri e i procacciatori di clienti.
Le indagini hanno portato a scoprire la documentazione di oltre 30 ditte fittizie che hanno assunto oltre millecinquecento dipendenti. 

La centrale operativa era lo studio commercialista 55enne in Via Monti a Sesto San Giovanni (nella fotografia sopra), dove lavorava con tre collaboratori per creare le società e fornire la documentazione nel giro di pochi giorni. Angelo Re ha precisato che "sono oltre 1.500 gli stranieri che hanno pagato l'associazione per avere i documenti,  ma soltanto la metà circa di loro ha ottenuto il permesso perché per gli altri le pratiche sono state fermate dall'ufficio immigrazione".

Come spiegato dal procuratore capo di Monza, Luisa Zanetti: "l'attività del gruppo è andata avanti dal 2007 al 2016; le segnalazioni sono arrivate in procura nel 2013 da parte di vari uffici di immigrazione, non è stato semplice riunirle tutte."  Si stima che l'organizzazione abbia guadagnato illecitamente tra  2 e 3 milioni di euro dal 2012 al 2016"

Luisa Zanetti

Il prezzo per ottenere un finto lavoro, e quindi un permesso di soggiorno, variava da 200 a 3.000 euro, in base alla disponibilità di soldi dell'immigrato clandestino. Una percentuale finiva ai procacciatori, sia italiani sia stranieri.
Il gip del tribunale brianzolo Federica Centonze, su richiesta del pm Manuela Massenz,  ha contestato l'associazione a delinquere a 42 persone, di cui 10 italiani; solo il ragioniere è finito in carcere, 10 altri soggetti sono ai domiciliari. 


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